Milano definisce le misure correttive per gli interventi edilizi sotto procedimento penale

Nuove linee di indirizzo per evitare demolizioni e confische: il Comune chiarisce i criteri tra ristrutturazione e nuova costruzione

Misure per tutelare famiglie e operatori
Il Comune di Milano ha definito una serie di misure correttive per gli interventi edilizi che risultano coinvolti, o potrebbero esserlo, in procedimenti penali volti a verificare eventuali reati urbanistici. L’obiettivo, comunicato da Palazzo Marino, è duplice: tutelare le famiglie che hanno investito nell’acquisto di case riconducibili a cantieri controversi e offrire agli operatori un percorso amministrativo chiaro per sanare le situazioni più delicate. Le linee guida ampliano e precisano le disposizioni già approvate lo scorso maggio, indicando come uniformare l’approvazione degli interventi edilizi già realizzati o in corso d’opera, così da ridurre il rischio di condanne alla confisca o alla demolizione degli immobili.

Il ruolo degli uffici comunali e la riorganizzazione dei percorsi autorizzativi
La vicesindaca con delega alla Rigenerazione urbana, Anna Scavuzzo, ha spiegato che le nuove disposizioni hanno già permesso di riorientare il lavoro degli uffici, tornati pienamente operativi dopo mesi di criticità: secondo l’Amministrazione, molti interventi sequestrati o con titoli edilizi non conformi possono ora seguire percorsi amministrativi più chiari grazie a strumenti come l’accertamento ex post della conformità agli strumenti urbanistici. «Proseguiamo il lavoro – ha dichiarato – concentrandoci sugli interventi oggetto di sequestro o con criticità nei titoli edilizi, offrendo indicazioni agli operatori per richiedere nuovi provvedimenti amministrativi». In parallelo, è stata avviata una variante normativa al Piano delle Regole e al Piano dei Servizi per armonizzare il Pgt vigente con le nuove linee di indirizzo e superare ambiguità interpretative che hanno contribuito alle controversie degli ultimi anni. La Giunta ribadisce inoltre la necessità di un chiarimento legislativo a livello statale, ritenuto ormai urgente per rispondere alle istanze provenienti da molte città italiane.

Sentenze recenti e criteri tecnici: quando un intervento è ristrutturazione e quando è nuova costruzione
Il percorso definito dal Comune ha ricevuto anche un riscontro favorevole da parte del Tar Milano, con una sentenza del 6 novembre su un immobile di via Ampère. A questo si aggiunge l’indicazione, rivolta agli uffici, di attenersi in via prudenziale alla recente sentenza del Consiglio di Stato del 4 novembre, riguardante un edificio di via Fauché. Proprio da questa pronuncia arrivano i criteri che distinguono la ristrutturazione edilizia dalla nuova costruzione: l’intervento può essere considerato ristrutturazione solo se viene mantenuta l’unicità del costruito, senza accorpamenti o suddivisioni volumetriche; se la demolizione e la ricostruzione sono contestuali; e se la volumetria del nuovo edificio non supera quella del fabbricato demolito. Inoltre, l’intervento deve avere un impatto territoriale neutro: ogni trasformazione che eccede il semplice riuso del volume preesistente porta automaticamente alla classificazione come nuova costruzione. In base a questi criteri, il Comune adeguerà contributi di costruzione, dotazioni territoriali e eventuali cessioni o monetizzazioni dovute.

Verso una maggiore chiarezza urbanistica
L’Amministrazione conclude sottolineando che l’impegno di Milano è «tangibile e concreto», con l’obiettivo di riportare efficienza e certezza nella pratica amministrativa, in un settore reso complesso da norme stratificate e da recenti vicende giudiziarie che hanno messo in difficoltà famiglie e aziende del settore. Le nuove linee di indirizzo mirano dunque a prevenire ulteriori contenziosi e a favorire una gestione uniforme e trasparente degli interventi edilizi sul territorio cittadino.